Vitrectomia

Vitrectomia 23/25 G

Microchirurgia per patologie vitreoretiniche

La vitrectomia è l’intervento che si utilizza per la gran parte delle patologie vitreoretiniche affrontabili chirurgicamente.  Con questo nome generico si comprendono sia l’asportazione del corpo vitreo, sia tutte le manovre chirurgiche sia devono poi essere eseguite nelle varie patologie affrontabili con questa metodica: dalle semplici opacità vitreali primitive, ai gravi danni creati dalla vitreo-retinopatia diabetica, al distacco di retina e a tutta la chirurgia maculare.

Oftalmologia Dottor Giacomo Panotto

Nell'esecuzione dell'intervento si utilizzano tecniche di chirurgia mini invasiva

Tecniche di chirurgia mini invasiva: n altre parole strumenti di calibro molto ridotto, che consentono traumatismi minimi (si evita spesso anche di dare punti di sutura). Le manovre più delicate sono facilitate dall’uso di speciali coloranti che aderiscono a specifiche parti anatomiche consentendone l’evidenziazione e la rimozione (cromovitrectomia). Vari altri adiuvanti quali liquidi pesanti (perfluorocarbonato), olio di silicone e speciali miscele di gas, usati e tolti alla fine dell’intervento o anche lasciati in sede per tempo variabile, consentono di ottenere risultati chirurgici tempo fa impensabili.
Infine, durante la vitrectomia si utilizzano spesso anche delle sonde laser, da crioterapia o cauterizzazione, per creare delle cicatrici laddove sia necessario.
In alcuni casi può essere utile o necessario eseguire contemporaneamente una facoemulsificaizione con impianto di lente artificiale, o semplicemente espiantare il cristallino.
È necessario comprendere che la vitrectomia, pur con le tecniche microinvasive di oggi, resta un intervento molto complesso, e le patologie trattate sono a volte molto difficili da risolvere. Questo può comportare la necessità di eseguire interventi multipli, e alle volte di riuscire ad ottenere solo recuperi minimi della visione.
Anestesia: l’occhio può essere reso insensibile ed immobile con iniezioni peribulbari o retrobulbari. E’ anche possibile un’anestesia generale. La scelta viene fatta dall’oculista e dal medico anestesista che terranno conto il più possibile delle richieste del paziente, ma sempre in base alla tipologia d’intervento affrontato.

Distacco della retina

Il distacco di retina è  una raccolta di liquido sotto la retina, nella maggior parte dei casi provocata dallo sviluppo di una o più lacerazioni retiniche e spesso associata a trazioni patologiche del vitreo. Tranne che in rarissimi casi, se non curato il distacco di retina porta alla cecità, e solo la chirurgia può ottenere la guarigione. Si tratta di un atto chirurgico rilevante e complesso, che il chirurgo sceglie di eseguire secondo vari approcci in base alle singole caratteristiche del distacco di retina.
Durante l’operazione, il chirurgo può modificare il piano operatorio per esigenze sopraggiunte o precedentemente non valutabili, e convertire/aggiungere varie metodiche.
In casi complessi, quali per esempio il distacco con proliferazione vitroretinica, è alle volte necessario procedere a più interventi successivi per ottenere un successo stabile e duraturo.
Anestesia: l’occhio può essere reso insensibile ed immobile con iniezioni peribulbari o retrobulbari.

Tecniche chirugiche

  • Chirurgia Episcerale
  • Crioterapia
  • Pneumoretinopessia
  • Vitrectomia

La differenza tra le tecniche

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Studio Oculista Dottor Giacomo Panozzo

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